Chiesa della Collegiata
E’ situata sulla sommità del caratteristico centro storico di Anguillara Sabazia e si presenta
incastonata nel paesaggio del lago di Bracciano, con al suo interno opere mirabili del
Neoclassicismo di Ignazio Jacometti, rinascimentali di Girolamo Muziano e con un organo
settecentesco, l’unico al mondo firmato da Domenico Alari. Presumibilmente edificata su di una
costruzione medioevale, e a sua volta romana con rimandi ad un possibile tempio legato al culto
della Dea Ilaria, a tutt’oggi mostra le origini del Cinquecento, periodo a cui si riferiscono le visite
pastorali ed apostoliche compiute dai Vescovi della Diocesi di Sutri e Nepi, ora Diocesi di Civita
Castellana. La prima citazione risale alla Visita Pastorale del 28 gennaio 1574, in cui vengono
menzionati l’Altare del Crocifisso, la Fonte Battesimale, l’Altare del Santo Rosario ed il Cimitero.
Le testimonianze cinquecentesche sono gli affreschi visibili nella parte superiore dell’antico catino
posto nella navata di sinistra e nell’andito, attraverso il quale si accede all’organo: l’attuale abside è
stato costruito all’interno dell’originario, coevo presumibilmente alle pitture del Palazzo Baronale e
riconducibile agli Orsini. Nel corso della visita Pastorale il 28 Gennaio 1574 il Vescovo Donato
Stampa descriveva la navata sinistra bisognosa di restauro. Nel 1576 durante la celebrazione della
messa, con il Vescovo Andrea Stradella, avvenne il crollo. Nella Visita apostolica del 1680, oltre a
sottolineare che alla chiesa urgono lavori di restauro, vengono descritti gli altari consacrati al S.
Rosario, ai SS Giacomo e Carlo, Michele Arcangelo, S. Giovanni Battista e Roccamaggiore. Nel
1763 si decide di demolirla quasi totalmente e di ricostruirla di dimensioni maggiori, preservandone
impostazione e orientamento, con l’aggiunta di due ali di cappelle laterali che conferisce l’attuale
aspetto basilicale. Nel 1765 i lavori di ristrutturazione furono eseguiti sul progetto di Nicola
Lorenzo Piccioni, che realizzò ad esempio i lavori presso le Chiese di S. Eusebio e S. Eligio degli
Orfei a Roma. Il Piccioni aveva progettato la demolizione, risparmiando alcuni settori quali il piano
della facciata principale, le due cappelle di fondo alle navate laterali e in parte l’abside che viene
ampliata. La Chiesa venne consacrata (ma non ultimata) nel 1794 dopo 30 anni di chiusure e ritardi,
dovuti alla mancanza di nuovi fondi. La consacrazione avvenne da parte del Vescovo Camillo de
Simoni, come testimonia l’iscrizione su lastra marmorea. L’attuale aspetto della Chiesa risale ai due
periodi di rifacimento: al 1765 al 1888, è composta da tre navate e sulle due laterali si aprono tre
cappelle. Nella navata centrale abbiamo un’opera a soffitto con Maria Assunta in Cielo, sec. XVIII,
di pittore ignoto ma con una ricca decorazione elaborata dall’Architetto Nicola Lorenzo Piccioni ed
eseguita da mastri stuccatori Virginio Giovanni galli, che realizzarono anche gli stucchi delle
cappelle laterali e del vicino Oratorio del Gonfalone. Sull’altare maggiore vi è una meravigliosa
interpretazione dell’ascensione della Vergine di Girolamo Muziano (1528-1592), in cui non solo vi
è l’influenza palese di Michelangelo ma assonanze con Cesare Nebbia, esponente del tardo
manierismo a Roma (affreschi della Scala Santa, Biblioteca Vaticana). Nella Navata sinistra si
trovano: all’ingresso la Fonte Battesimale marmorea con sportelletti di bronzo e sormontata dalla
statuetta di S. Giovanni Battista. Il ciborio in marmo e lo sportello dorato è del 1625 e costò 133
scudi come risulta dagli atti della Confraternita del SS. Sacramento. Vi sono poi di autore ignoto la
Cappella di S. Michele Arcangelo e la Cappella del S. Rosario con pitture su cartone del XVI se.;
La Cappella dei Santi Rocco e Carlo Borromeo, attribuita a Pietro Angeletti per le molteplici
affinità di tecnica e di colore mostrate nella pentecoste. In fondo alla navata sinistra vi è la Cappella
della Madonna delle Grazie: qui staziona la macchina processionale omonima, di cui l’originale era
nel Santuario della Madonna delle Grazie, portata in processione dai confratelli della Rossa e della
Nera e la Statua di S. Giovanni. Il locale chiamato Cimitero è quello che resta nella costruzione
antecedente il 1765 ed è cinquecentesco in cui le famiglie benestanti seppellivano i loro morti.
Attualmente nell’ultima cappella di sinistra è possibile ammirare i gessi di Ignazio Jacometti, di cui
ricorre il bicentenario della nascita (1819-1883). Nella navata di destra troviamo: dall’ingresso nella
prima cappella con le statue della Madonna Addolorata e del Cristo Morto, e il dipinto con la
decollazione del Battista (Angeletti), la statua di S. Pietro, riproduzione fedele della statua di S.
Pietro a Roma e possibile bozzetto. Nella seconda cappella di S. Francesco da Paola, autore ignoto;
nel secondo altare una tela del Cavallucci, Il Salvatore. La terza Cappella è della Madonna di
Loreto, Patrona degli Aviatori. Si trova poi la Cappella del Comune o della Madonna di
Roccamaggiore. L’opera è il simbolo della Città di Anguillara Sabazia, dal suo stemma, al
Gonfalone, al suo statuto. E’ una pittura risalente al XV secolo di un autore ignoto di scuola
Viterbese. La figura è tagliata dalla rappresentazione della porta della città con i merli ghibellini.
L’iconografia è il frutto di una grazia chiesta dagli abitanti di Anguillara alla Madonna per aver
intercesso nei confronti degli Orsini, che avevano cacciato per mano di Gentil Virginio parte degli
abitanti rei di aver aperto ai Borgia le porte della città, per poi essere reintegrati da Paolo Giordano
1. Tra l’11e il 12 Novembre 1964 venne rubato insieme ad un dipinto di S. Anna. Dopo il
ritrovamento nel 1990 grazie al restauro del Prof. Colalucci, il quadro è stato ricollocato sull’altare.
Le pitture ai lati della tavola di Roccamaggiore, secondo un appunto di Don Angelo Zibellini,
(parroco 1900-1957), sono ancora del pittore Angeletti. In merito al completamento dei lavori, con
il rifacimento della facciata, avvenne soltanto nel 1888 per mano di Antonio Jacometti, figlio di
Ignazio, che applicò un progetto di chiaro sapore neoclassico, realizzando modanature in stucco con
finitura in polvere di gesso e marmo. Pericolante a causa di un fulmine che lo colpì nel 1729, invece
il campanile, visibile a tutt’oggi a fianco della sacrestia, fu demolito e ricostruito di dimensioni
maggiori, con un cambiamento di posizione ed un allineamento con l’asse principale. L’attuale
Corso Umberto, allo scopo di conferire un intenso rapporto tra la Collegiata e il nucleo urbano. In
alto è ancora visibile l’incasso dove era collocato l’orologio, ora presso la Porta Castello. Esso
venne realizzato con l’impiego di blocchetti di tufo squadrati nella parte inferiore e laterizi per il
resto della costruzione, ma non venne ultimato. Posto nella cantoria al di sopra della Porta
principale è il prezioso organo realizzato nel 1792 da Domenico Alari, uno dei più grandi costruttori
d’organo, restaurato nel 1995 da Riccardo Lorenzini, su iniziativa dell’Associazione Culturale
Sabate. Nel 1977 per il Giubileo del 2000 iniziarono i lavori di ristrutturazione della Chiesa che si
conclusero con la riapertura al culto nel 2004. Accanto alla Collegiata, la Disciplina, storica sede
dell’Arciconfraternita della Misericordia e di S. Giovanni Decollato e già Chiesa del S.S.
Crocifisso, ad aula unica. Risalente al XVI secolo, vi veniva praticata dai fedeli la flagellazione (da
qui il termine disciplina), mortificando il proprio corpo con un flagello simbolico (con corde di
seta), ma talvolta con funi dentellate da strisce di cuoio. Oggi ristrutturata dalla Parrocchia di S.
Maria Assunta in Cielo è destinata ad utilizzo di aula polifunzionale nel Centro storico. (P.L., V.N.
con parti tratte dal libro “Origini di una Chiesa, conoscere la Collegiata: A. Climati, R.Fava,C.
Flenghi )