Chiesa di San Francesco
Il complesso conventuale di S. Francesco, uno dei protagonisti dei grandi restauri del Giubileo del
2000, quale tappa della Via Francigena, è formato dalla Chiesa gotico-cistercense a pianta
“Bernardina” e dal Convento. La costruzione dell’edificio di culto risale probabilmente alla seconda
metà del XIII secolo, ma le prime notizie citano la consacrazione dell’altare principale il 13 Luglio
1488, come riportato nell’iscrizione incisa su una lapide marmorea datata 1 Dicembre 1595, di
recente ricollocata all’interno della Chiesa lungo la parete sinistra della navata. La consacrazione
dell’altare avvenne durante il Pontificato di Innocenzo VIII, da parte del Vescovo di Salamanca
Diego Melendes de Valdes, il quale concessa anche dispensa plenaria a tutti coloro i quali
avrebbero vissuto l’altare maggiore e gli altri altari laterali dedicati a a S. Francesco e ai Beati
Adriano, Cristoforo e Fugerio, le cui reliquie erano qui conservate. Nel 1468 venne rilasciata dal
Pontefice Paolo II all’Università e ai cittadini di Anguillara, la licenza per edificare un Convento
poi assegnato all’Ordine dei Frati Minori Osservanti. Dallo studio delle fonti si può quindi
ipotizzare che nel 1488, anno, anno in cui venne concessa l’autorizzazione all’edificazione del
Convento, la Chiesa fosse già esistente, al contrario di quanto si è sempre creduto, cioè che il 1488
fu l’anno della consacrazione anziché quello della riconsacrazione dell’Altare Maggiore. La Chiesa
presenta una pianta molto semplice, con tetto a doppi spiovente sorretto da capriate e un presbiterio
quadrato con volta a crociera costolonata, rialzato e accessibile mediante scalinata. L’edificio
possedeva un tempo un ambiente adibito a sacrestia e due cappelle di culto, situate lungo il lato
sinistro, oggi abbattute. Le cappelle possedevano, come il coro, una copertura in muratura con volta
a crociera costolonata. Gli affreschi sono stati tutti realizzati nell’ultimo quarto del XV secolo,
tranne quelli realizzati nei pressi dell’Altare di S. Antonio Abate situato nei pressi dell’entrata sul
lato destro, databili alla fine del XVI secolo. L’affresco absidale, datato 1488, venne riportato alla
luce nel 1913 e attribuito al pittore Domenico Velandi, originario dell’alto Lazio e seguace di
Lorenzo da Viterbo, allievo di Beato Angelico e di Benozzo Gozzoli : un interessante episodio di
pittura quattrocentesca, testimone, con episodi affini e pregiati in altre regioni d’Italia, del passaggio
dell’arte figurativa dall’Umbria, dalla Toscana al Lazio. Nell’abside sono rappresentate due sezioni
pittoriche divise da una cornice decorata a palmette. Nel registro superiore sono visibili le
immagini dei Santi Bernardino, Giovanni Evangelista e Antonio da Padova che fiancheggiavano
l’immagine del crocifisso (andato perduto a causa dell’apertura di una finestra in epoca recente e
poi tamponata) di cui resta soltanto il cartiglio. Nel registro inferiore spartito da lesene, è visibile la
rappresentazione della Madonna col Bambino in grembo, fiancheggiata dai Santi Apollonia,
Lorenzo e Giovanni Battista, a sinistra e dai Santi Francesco, Leonardo e Silvestro Papa a destra.
Nella decorazione absidale attribuita a Domenico Velandi e alla sua bottega l’immagine centrale del
registro inferiore la Vergine con il Bambino tra gli Angeli, risulta essere la più pregiata e
riconducibile alla mano del maestro. L’immagine è collegata, sia pure in maniera diversa, da
episodio e episodio, ad altre opere laziali come ad esempio alla tavola del “Redentore Benedicente”
del Museo di Orte datato 1491 o agli affreschi della Chiesa di San Lanno a Vasanello. In realtà
esiste una serie di opere nel Lazio riferibili agli affreschi di Anguillara, ad autori pregiati., le cui
questioni di attribuzioni fin dalla metà del 900 sono ancora irrisolte per la mancanza di un anello
fondamentale: l’unica opera firmata da Domenico Velandi, la “Madonna col Bambino e il Padre
Benedicente” nella collezione Popiel di Cracovia ( Pinxit Dominicus Velandi de Viterbo). Per
questo motivo Domenico Velandi o Velardo è stato persino confuso con il rinomato “pittore di
Castiglione in Teverina che ha eseguito la Madonna con la cintola nella Chiesa dei Santi Filippo e
Giacomo di Castiglione in Teverina. In attesa che venga ritrovata la tavola oggi polacca, pare
provvisoriamente dispersa, confermiamo l’attribuzione della decorazione absidale della Chiesa di S.
Francesco all’importante attività della cerchia di Lorenzo da Viterbo che ha operato, sugli influssi
di Benozzo Gozzoli, Beato Angelico, Melozzo da Forlì, nella riva destra della media valle del
Tevere, al confine fra il Lazio e L’Umbria, come ad esempio nella hiesa di San Lanno a Vasanello o
nel Cristo Benedicente del Muse di Orte, che ha favorito il proseguimento dei temi antoniazzeschi
non solo nel territorio provinciale ma anche romano, costituendo importanti e imprescindibili
capitoli della storia dell’arte quattrocentesca, espressione unica, tutta da conoscere, dell’identità
culturale di questi luoghi e di questa metà del Quattrocento. Coeve alle pitture presbiteriali, sono
quele visibili lungo la parete sinistra ma realizzate da altra mano, di cui restano soltanto alcune parti
decorative o cornici costituite, come detto, da pilastri corinzi scanalati o paraste sormontate da
capitelli di pregevole fattura, decorate a motivi di candelabre gemmate e fiorite. Queste
inquadravano le immagini della Madonna in trono fra i santi, di cui restano soltanto le tracce di S.
Sebastiano, con accanto San Giovanni Battista, l’immagine più tarda della serie quattrocentesca.
Nelle altre pareti della Chiesa sono visibili, sparse qua e là, le immagini dei santi Sebastiano,
Rocco, quali protettori delle pestilenze (considerato il ruolo della Chiesa di San Francesco anche
come ospedale durante la peste) e Antonio da Padova, oltre all’affresco della Vergine in trono col
Bambino rappresentati sul lato destro della controfacciata. Lungo la parete di destra sono visibili
due altari realizzati nel XV secolo. Il primo è decorato da una lavorazione in stucco ad ovuli e
cordoncini, con uno stemma della Famiglia Jacometti posto nella parte centrale e da due colonne a
fusto liscio con capitelli composti, che sorreggono un timpano spezzato, rivesti di intonaco. Il
secondo altare, di impostazione simile al precedente, è in pietra ed è ricavato all’interno di una
nicchia con arco a tutto sesto poggiante su lesene scanalate e sormontate da semplici capitelli, con
al centro uno stemma nobiliare in stucco. L’intradosso è anch’esse decorato da elementi vegetali
terminanti al centro in corrispondenza di una sorta di clipeo di color rosso. Anch’esso privo di
mensa, è decorato da una semplice cornice che inquadra un dipinto della Crocifissione. Detta
cornice è sormontata da un fregio in stucco e da una valva di conchiglia che campeggia al centro.
Alquanto raffinata la Sindone su telo bianco, poi incorniciata e posta sul primo altare verso l’abside
della navata di destra, che Pedro Cano, celebre pittore internazionale, il quale ha realizzato ad
Anguillara più di trent’anni della sua produzione artistica, ha voluto donare alla Chiesa di S.
Francesco. Il locale di S. Francesco è pervenuto alla Civica Amministrazione di Anguillara Sabazia,
come parte del fabbricato già Convento di S. Francesco, in seguito all’applicazione dell’art. 20 della
legge eversiva 7 Luglio 1966, n 3036 con atti notarili rispettivamente del 23/2/1881 dal Notaio
Torriani e 11/12/1882 dal Notaio Agostini, successivamente approvati e resi esecutivi con decreto
del Guardasigilli del 7/2/1883. La prima convenzione tra l’Amministrazione di Anguillara Sabazia e
l’Autorità Ecclesiastica sancisce nel febbraio 1983 che in tali spazi si potessero svolgere funzioni
di culto, matrimoni, eventi, manifestazioni culturali. Tale convenzione ratificata in Consiglio
Comunale, con alcune modifiche successive, come intorno al 1990 ha assicurato alla cittadinanza,
di concerto tra gli Enti, uno spazio consono alle diverse attività da tenersi nello splendido, sobrio ed
elegante edificio francescano a ridosso del centro storico. L’edificio è a tutt’oggi inserito nel
patrimonio del Fondo Edifici di Culto-FEC, ministero dell’Interno.